Mentre non conosco la lingua italiana molto bene, e non posso dire che sono un’esperta nella letteratura, io sono sicura che in questo momento, In Altre Parole, di Jhumpa Lahiri, è uno dei libri più interessanti ed emotiviper me. È un libro a cui io posso essere collegata, e mentre io non mi sono mai trasferita in Italia, ciò non vuole dire che non lo farò mai in futuro. Jhumpa ha scritto un libro che esprime tutte le ragioni perché io amo la lingua italiana, in un modo in cui io non potrei mai! Parlando italiano fluentemente, lei avrebbe potuto scrivere un libro con parole eleganti e complesse, che io non avrei potuto comprendere. Invece, lei ha scritto un libro che mi sembra che sia scritto per me.
In questa storia, Jhumpa Lahiri è la nostra protagonista, questo è vero, ma forse la cosa più significativa è che qui anche i protagonisti siamo io e te, noi che leggiamo questo libro in italiano, per conoscere meglio la lingua. In questa storia, c’è la lingua italiana, che a volte mi sembra che sia la protagonista, ma a volte l’antagonista. Il ruolo della lingua è complessa per Lahiri e lei non lo nasconde.
Nel libro, Lahiri usa una metafora bellissima: nel primo capitolo, dice che studiare una lingua è come un lago. Quando si parla nella propria lingua madre, si è sulla sponda del lago. Studiare una lingua, nuotando accanto ai bordi, è certamente un buon esercizio per il cervello, ma non è emozionante. Così, non si può affogare; se la tua lingua madre è sempre lì, per salvarti, si galleggia, tuttavia, per conoscere una lingua, si deve nuotare senza un salvagente. Più tardi nel libro, la metafora cambia un po’, e Lahiri dice che il lago è più simile a un oceano, cioè attraversare l’oceano e arrivare sulla terra è più difficile che nuotare in un lago, e questo è vero quando si studiano le lingue.
Poi, Lahiri racconta una storia che ha scritto, che parla di una traduttrice che si trasferisce in una città, alla ricerca di un cambiamento. Arriva con quasi nulla: solo un golfino. Mentre odia analizzare i suoi libri, ha realizzato che il golfino, nella storia, è la lingua nella sua vita. Questa rivelazione indica per lei, e per noi che leggiamo il libro, l’importanza della lingua italiana per Lahiri. Il capitolo dove possiamo leggere ‘Lo Scambio’, ci dà una pausa dalla storia vera di Jhumpa Lahiri, mentre ci fa capire meglio la sua connessione con l’italiano. E questo è magnifico!
Domenico Starnone ha detto: «una lingua nuova è quasi una vita nuova, grammatica e sintassi ti rifondono, scivoli dentro un’altra logica e un altro sentimento.» Leggendo questo, ho realizzato di nuovo perché studio l’italiano, cioè amo la lingua, amo la cultura, voglio avere un’altra prospettiva sulla vita, sul mondo – essere un cittadino globale è la cosa più importante in questa società. Parlare italiano, e ascoltare quando qualcun altro parla italiano, e una cosa di una bellezza unica: è come la sensazione del raso, o vedere il sole che splende attraverso la finestra la domenica mattina. È come guardare l’opera d’arte più bella di Da Vinci o Rembrandt. Thomas Mann lo ha scritto perfettamente cent’anni fa:
Sono veramente innamorato di questa bellissima lingua, la più bella del mondo. Ho soltanto bisogno d’aprire la mia bocca e involontariamente diventa la fonte di tutta l’armonia di quest’idioma celeste. Sì, caro signore, per me non c’è dubbio che gli angeli nel cielo parlano italiano.
In Altre Parole cattura l’essenza di queste frasi; Jhumpa Lahiri ci racconta la sua storia con la lingua italiana, e il suo amore risuonava con me. Certamente raccomanderei questo libro a tutti quelli che vogliono leggere in italiano e conoscere la storia di una donna che si trasferisce in Italia perché ama tantissimo la lingua.